SECONDA SEZIONE
La seconda sezione svolge un' indagine a livello nazionale dell'offerta formativa universitaria, analizzando nel dettaglio le attività e le iniziative intraprese da alcuni poli d'eccellenza
I principi della riforma universitaria
Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Ministeriale 3.11.1999 n.509, quasi tutti gli atenei italiani, dall'anno accademico 2000-2001, hanno iniziato a riorganizzare la propria offerta didattica per rilasciare i titoli di studio definiti nel decreto citato.
Tale adeguamento legislativo alle norme europee ha comportato l'introduzione in quasi tutte le facoltà del percorso formativo triennale di base (Corso di Laurea) seguito da un biennio successivo di specializzazione (Corso di Laurea Specialistica). Le uniche facoltà che hanno mantenuto il vecchio assetto organizzativo temporale sono quelle di Medicina e Chirurgia (6 anni) e quelle di Veterinaria , Odontoiatria e Farmacia (5 anni).
Inoltre, tale riforma, prevede corsi di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente "obbligatoria" successivi sia ai Corsi di Laurea (Master di primo livello) che dopo i Corsi di Laurea Specialistica (Master di secondo livello). Le motivazioni che hanno spinto le Facoltà italiane a provvedere a questo riordino dei corsi di laurea e che ne hanno ispirato le modalità di attuazione possono essere così riassunte:
1. L
'esigenza di consentire ai giovani di accedere al mondo del lavoro all'età di 22, 23 anni con una preparazione universitaria compiuta, come accade nella maggior parte dei paesi della comunità europea
2. L
a volontà di ridurre l'alto tasso di abbandono che porta, secondo le ultime stime, solo un terzo degli studenti a completare i loro studi
3. L
a volontà di rinnovare e diversificare la didattica, nel quadro della prevista autonomia universitaria, permettendo così una migliore articolazione dell'offerta formativa che può tener conto sia delle specificità del mercato del lavoro a livello locale, che della vocazione culturale e della tradizione delle diverse sedi universitarie
4.
La volontà di facilitare la mobilità degli studenti tra le Università, non solo italiane, adeguandosi alla normativa comunitaria e favorendo il riconoscimento di equipollenza in ambito almeno europeo.
Affinché si possano raggiungere tali risultati, previsti dal riordino degli studi, si sono resi necessari numerosi interventi destinati a modificare profondamente l'organizzazione della didattica e lo svolgimento degli studi da parte degli studenti. In particolare sono aspetti centrali di tale trasformazione:
1. L
'adozione del credito formativo (CFU) come misura del lavoro svolto dallo studente, sia al fine di realizzare una corrispondenza tra impegno richiesto alo studente e gli obiettivi formativi dei corsi di studio, sia per facilitare la mobilità degli studenti in accordo con quanto previsto dal Sistema Europeo di Trasferimento dei Crediti (ECTS)
2. L
a riorganizzazione dell'offerta formativa attraverso la suddivisione dei contenuti in moduli didattici più circoscritti e focalizzati rispetto agli attuali corsi
3. L
a revisione dei programmi al fine di garantire l'essenzialità dei contenuti ed il miglioramento del coordinamento tra i moduli
4. L
a riorganizzazione delle attività didattiche con maggiore utilizzo delle esercitazioni, delle attività pratiche e del laboratorio
5. I
l miglioramento del rapporto docenti-studenti, nei limiti di quanto consentito dalle risorse umane e dagli spazi disponibili alla Facoltà
6. L
'adozione di un'organizzazione didattica che consenta agli studenti di sostenere le prove di valutazione immediatamente al termine dell'erogazione dei corsi,
vii. la realizzazione di strumenti che consentano un maggiore raccordo tra la formazione degli studenti e le esigenze del mondo del lavoro attraverso l'organizzazione di stage presso le aziende o i seminari presso le facoltà.
Applicazione della riforma universitaria alla facoltà di ingegneria
Anche le Facoltà di Ingegneria hanno recepito ed applicato la riforma articolando i corsi di studio in due livelli:
-
Laurea
-
Laurea specialistica
con l'unica eccezione per la laurea in Ingegneria Civile che rimane quinquennale.
In particolare la laurea ha una durata triennale e ha l'obiettivo di assicurare metodi e contenuti scientifici generali e specifiche conoscenze professionali.
La Laurea specialistica ha durata biennale oltre il triennio della laurea e ha l'obiettivo di fornire una formazione avanzata e di elevata qualificazione in ambiti specifici. La laurea permette di accedere al mondo del lavoro o di proseguire gli studi per conseguire la laurea specialistica. Anche se esistono diverse modalità con cui le varie Facoltà italiane hanno applicato concretamente la riforma universitaria, alle lauree specialistiche si accede solo se si è in possesso della laurea di primo livello. I corsi di studio dello stesso livello, aventi gli stessi obiettivi formativi qualificanti e le conseguenti comuni attività formative indispensabili, sono raggruppati in classi. Per i corsi di laurea della facoltà di ingegneria sono state determinate, a livello nazionale, le seguenti classi:
1. classe delle lauree in Ingegneria Civile e ambientale, n°8
2.
classe delle lauree in Ingegneria dell'informazione, n°9
3.
classe delle lauree in Ingegneria Industriale, n°10.
I titoli conseguiti al termine dei corsi di studio dello stesso livello, appartenenti alla stessa classe, hanno identico valore legale. È importante sottolineare che il titolo di studio ottenuto dopo il triennio della laurea di I livello è una vera e propria laurea e non la laurea breve di tipo tecnico.
Prima di passare all'analisi comparativa delle offerte formative nazionali nel campo ingegneristico è necessario descrivere schematicamente il sistema dei crediti formativi, parametro di misura del lavoro svolto dallo studente e dal docente. Il concetto di "credito" è una delle novità della riforma. Esso è utilizzabile dallo studente in modo più flessibile rispetto all'esame per conseguire i titoli di studio universitario o vedersi riconosciuti studi in altri atenei italiani ed europei.
Il " credito " corrisponde a circa 25 ore di attività didattica, di cui circa 10 con il docente (max 12.5 ore). I crediti appartengono a diverse tipologie di materie:
- Tip. A: materie di base
-
Tip. B: materie caratterizzanti
-
Tip. C: materie affini
-
Tip. D: materie a scelta
-
Tip. E: prove finali
-
Tip. F: tirocinio, abilità linguistiche
Per ciascun titolo di studio, una quota minima di crediti per tipologia è imposta dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) mentre i restanti sono a discrezione dei singoli atenei. La Laurea, di durata triennale, richiede il conseguimento di 180 crediti, mentre altri 120 crediti devono essere aggiunti per conseguire la Laurea Specialistica, che richiede altri due anni di studi ulteriori. Visto che ogni credito corrisponde a circa 25 ore di studio, la Laurea e la Laurea Specialistica richiedono un impegno di 60 crediti/anno per un totale di circa 1500 ore di lavoro per anno.
Percorsi formativi delle lauree di I e II livello
Nonostante tutto è possibile, all'interno dei singole classi di settore, individuare delle note generali applicabili a livello nazionale.
Nelle prossime righe si tenterà di dare un quadro sintetico degli obiettivi formativi e dei profili professionali riguardanti la laurea di I e II livello della classe di Ingegneria Industriale, nell'ambito della quale avviene la formazione di interesse del progetto SIPEMI.
Laurea di I Livello.
Obiettivi formativi specifici.
I laureati verranno a conoscenza degli aspetti metodologici ed operativi delle scienze di base e delle scienze dell'Ingegneria, con particolare riguardo degli aspetti specifici dell'ambito delle varie specializzazione (aeronautica, meccanica....), senza tralasciare gli aspetti generali dell'Ingegneria industriale.
I contenuti del Corso di laurea in Ingegneria avranno come obiettivo la formazione di figure professionali in grado di svolgere attività quali la progettazione, la produzione, l'ingegnerizzazione e la gestione di componenti, sistemi e processi, e l'esercizio e l'assistenza delle strutture tecnico-commerciali nelle aziende che caratterizzano la classe dell'Ingegneria industriale.
Caratteristiche della prova finale.
La prova finale per il conseguimento della laurea consiste nella discussione pubblica di un elaborato redatto dallo studente su un argomento concordato con un docente della Facoltà, sostenuta davanti ad una apposita Commissione.
Ambiti occupazionali previsti per i laureati I livello.
Il profilo formativo dei laureati in Ingegneria consentirà loro di svolgere attività professionali relative sia alla progettazione, alla produzione, all'ingegnerizzazione ed alla gestione di componenti, sistemi e processi, sia all'esercizio e all'assistenza delle strutture tecnico-commerciali nelle aziende che caratterizzano la classe dell'Ingegneria industriale.
Le principali capacità professionali dello studente saranno quelle della progettazione, produzione, installazione, collaudo e gestione di macchine, mezzi di trasporto, linee e reparti di produzione, impianti e sistemi complessi.
Laurea di II Livello.
Obiettivi formativi specifici.
I laureati nella laurea specialistica avranno elevata preparazione culturale e professionale nell'ambito delle materie specifiche della classe, con particolare riguardo alla progettazione innovativa di macchine, impianti, prodotti e processi, dal punto di vista funzionale, costruttivo, energetico ed economico.
I laureati saranno in grado di ottenere, analizzare ed utilizzare adeguati modelli di macchine, impianti e processi industriali anche complessi, ai fini dell'introduzione e della gestione dell'innovazione tecnologica avanzata nelle aziende industriali e di servizio, con particolare riguardo all'industria manifatturiera.
Caratteristiche della prova finale.
La prova finale è costituita da una Tesi di Laurea Specialistica, consistente in una significativa attività di progettazione o di ricerca; tale attività deve concludersi con un elaborato con contenuti originali che dimostri l'autonomia, la padronanza degli strumenti culturali propri dell'Ingegneria specifico della specializzazione scelta e la capacità di comunicazione del candidato. L'elaborato verterà su un argomento concordato dal candidato con un docente della Facoltà di Ingegneria. La discussione della tesi sarà pubblica, come previsto dal Regolamento Didattico d'Ateneo.
Ambiti occupazionali previsti per i laureati II livello.
Gli ambiti professionali tipici sono quelli dell'innovazione e sviluppo della produzione, della progettazione avanzata, della pianificazione e della programmazione, della gestione di sistemi complessi, sia nella libera professione, sia nelle imprese manifatturiere o di servizi, sia nelle amministrazioni pubbliche.
In conclusione si può affermare che lo studente nel primo triennio acquisendo gli aspetti metodologici ed operativi delle scienze di base e dell'Ingegneria sarà in grado di svolgere attività di progettazione, produzione e gestione di componenti, sistemi e processi; in altri termini avrà un profilo professionale equiparabile a un “tecnico super specializzato”.
Di contro lo studente che ha continuato lo studio conseguendo la laurea di II livello acquisirà quella visione più ampia delle problematiche ingegneristiche che gli permetterà di inserirsi in maniera propositiva all'interno dei processi di innovazione e sviluppo della produzione, della progettazione avanzata, della pianificazione, della programmazione e della gestione di sistemi complessi.
Percorsi formativi post laurea di I e II livello
Come è mostrato in fig.(da scegliere tra quelle inserite) accanto al precorso formativo universitario di I e II livello la riforma prevede delle attività didattiche successive al conseguimento del titolo di studio. Queste hanno la funzione specifica di aggiornare, specializzare e/o di avviare alla carriera scientifica universitaria il laureato.
Infatti, la velocità con cui la scienza e la tecnica procedono impone un continuo aggiornamento; tale necessità di una formazione continua che duri tutto l'arco della attività professionale ha portato alla istituzionalizzazione dei master.
In particolare il master è un corso di studio post-laurea (master universitario di I livello) o post-laurea specialistica (master universitario di II livello), organizzati anche in collaborazione con enti o istituzioni pubbliche o private, a carattere di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente e ricorrente. Fornisce conoscenze e abilità di carattere professionale, di livello tecnico-operativo o di livello progettuale, ed è rivolto anche a professionisti che sentano la necessità di riqualificarsi. A differenza di altri “corsi di perfezionamento” attivati dalle università, il master universitario rilascia un titolo accademico.
Il master si consegue con l'acquisizione di almeno 60 crediti, oltre a quelli acquisiti per la laurea (180) o la laurea specialistica (120). Possono essere riconosciuti come crediti per il conseguimento del master anche attività didattiche, affini a quelle del master, svolte durante corsi di perfezionamento organizzati dall'università. I crediti acquisiti con il master di I livello potranno inoltre essere riconosciuti per il proseguimento degli studi con la laurea specialistica.
L'ammissione è riservata a un numero ristretto di partecipanti perché sia garantita la guida personale di docenti e tutor: la selezione avviene attraverso colloqui o altre forme di verifica.
Gli obiettivi e i programmi dei master sono stabiliti dalle Facoltà di ciascun Ateneo.
I corsi, la cui frequenza è obbligatoria, si articolano in lezioni in aula, studio individuale, esercitazioni, attività di laboratorio, e si concludono con un periodo di tirocinio presso enti o imprese. Durante il corso sono previste verifiche periodiche di accertamento delle competenze acquisite, e una prova finale che non dà luogo a votazioni.
La specializzazione e il dottorato di ricerca hanno uno svolgimento temporale superiore all'anno. In particolare:
o le Scuole di Specializzazione hanno lo scopo di fornire una base controllata di conoscenze e di esperienza a laureati al fine di formare professioni in specifiche attività. La specializzazione è una modalità di formazione post-laurea utilizzata quando l'esercizio di una professione richiede, per la particolare complessità delle conoscenze e delle tecnologie, una suddivisione delle competenze in distinti filoni specificatamente individuati. Per l'accesso alle Scuole di Specializzazione è richiesto il possesso del Diploma di Laurea e l'eventuale Diploma di abilitazione previsto dallo Statuto di ciascuna Scuola. A seconda della tipologia la durata legale delle Scuole di specializzazione va da un minimo di due ad un massimo di 6 anni.
o Il Dottorato di Ricerca rappresenta il livello più alto della formazione universitaria e si consegue al termine di un corso di studi di durata pari almeno a 3 anni. Il Dottorato di ricerca si propone di dare le conoscenze, sia teoriche che applicate, necessarie per lo svolgimento della attività di ricerca. I docenti coinvolti nella attività di formazione dei dottorandi formano il Collegio dei docenti. E' inoltre prevista la figura del Coordinatore del Dottorato, che è il responsabile sia dal punto di vista sia amministrativo che scientifico del Dottorato di ricerca. La durata del Dottorato è di tre anni. Al termine dei tre anni i dottorandi devono consegnare un elaborato scritto in cui sono sintetizzati i risultati della attività di ricerca svolta nel triennio. Il numero di posti per Dottorato è limitato. Alcuni di questi sono finanziati dall'Università. Si accede al Dottorato previo il superamento di una prova scritta e una prova orale nelle discipline in cui il Dottorato afferisce.
Scopo dell'analisi dell'offerta formativa
Valutare l'offerta formativa ovvero effettuare un'analisi delle competenze in uscita dei laureati triennali, in particolare negli ambiti di interesse del progetto SIPEMI (meccanico e aeronautico strutturale), rappresenta una parte importante della valutazione della qualità di uno specifico sistema formativo.
A riguardo è opportuno tener presente che oggi si stanno sempre più affermando forme di organizzazione molto diverse da quelle tradizionali e gerarchiche con una forte spinta verso l'integrazione tra le diverse attività aziendali in un'ottica interdisciplinare che richiede un'intensa, continua ed efficace comunicazione interna, capace di incidere sulla stessa struttura organizzativa. Per questi motivi, le strategie della qualità si fondano su un sistema di valori di riferimento molto diversi da quelli tradizionali e necessitano di un'organizzazione aziendale che valorizzi la risorsa fondamentale del fattore umano. In questo senso la formazione permanente del personale diventa un elemento essenziale che, superando la dimensione esclusivamente tecnico-operativa, deve essere in grado di offrire strumenti adatti a sviluppare ed applicare le potenzialità creative ed a favorire il coinvolgimento nello sviluppo aziendale. Il primo momento della formazione permanente del personale tecnico specializzato corrisponde sempre più all'acquisizione di un titolo di studio successivo alla scuola media superiore – la laurea- che dovrebbe fornire il bagaglio culturale e tecnico qualitativamente e quantitativamente sufficiente a rispondere alle esigenze di sviluppo dei vari settori produttivi e, più in generale, del Paese.
L'istituzione e l'attivazione dei Corsi di Laurea derivanti dall'applicazione della riforma dell'Università hanno comportato, oltre alla definizione dei vari curricula studiorum, numerosi problemi. Tra questi si possono ricordare la definizione di percorsi formativi rispondenti alle esigenze del territorio di appartenenza, la realizzazione di momenti esperienziali di orientamento e di avvio al lavoro, la scelta dei criteri per le modalità di accesso al corso, la messa a punto di meccanismi di feedback per valutare il grado di soddisfazione, la motivazione e la preparazione degli studenti e consentire la rimozione di eventuali lacune, incongruenze e contraddizioni nell'organizzazione del Corso.
E' un fatto che la qualità di un sistema formativo e la sua valutazione rappresentano una delle sfide più attuali per tutti gli ordini di scuola oltre che per l'Università e rappresenta un importante momento di riflessione e di discussione per l'innovazione educativa. Vi sono però molte difficoltà sul piano operativo, perché un sistema formativo ha una struttura articolata e complessa, e il concetto di qualità totale, adottato nelle aziende con elevati standard organizzativi, non sembra immediatamente utilizzabile in questo ambito, anche per una certa arretratezza ed inerzia del nostro sistema universitario.
D'altra parte la valutazione rappresenta un momento costituente il raggiungimento della qualità, ovvero non esiste qualità senza una puntuale valutazione. Essa è il punto di appoggio per un risultato da conseguire nel processo di ricerca della qualità pur non essendo esaustiva di tutte le azioni necessarie per il suo raggiungimento.
Nella valutazione si possono individuare tre momenti di verifica (fig. 1): l'accesso, in cui la valutazione può svolgere anche una funzione orientativa per lo studente; le varie tappe del percorso formativo, anche tramite la verifica dei risultati degli studenti; l'ingresso nel mercato del lavoro, che in qualche modo corrisponde ad una valutazione degli esiti della formazione.
Valutare le competenze in uscita ha perciò fondamentalmente due scopi:
1 Identificare le caratteristiche fondamentali che connotano i potenziali lavoratori in modo da consentire il confronto con i bisogni aziendali;
2 Studiare le corrispondenze tra attese di sbocco sottese alla programmazione accademica e il reale inserimento nel mercato del lavoro in modo da fornire indicazioni sull'ampiezza e i motivi dello scostamento per poter migliorare e adeguare l'offerta didattico-formativa.
Materiale e Metodi
L'applicazione della riforma universitaria nelle facoltà di ingegneria italiane, analogamente a quanto accaduto in altre facoltà, ha dato luogo a scelte formative ed organizzazione didattica spesso molto differenti. Infatti, fermo restando un nucleo di comune identità, l'offerta formativa è stata variamente articolata. Ciò è avvenuto per la presenza di variabili interne ed esterne all'Università. Nel primo caso hanno pesato il corpo docente esistente, la tradizione didattica locale, le collaborazioni già in atto tra corsi e docenti, il livello organizzativo e le difficoltà gestionali, la numerosità degli iscritti…. Nel secondo, soprattutto i contesti socio-economici locali a partire dalla presenza di un tessuto produttivo consolidato, integrato e orientato all'innovazione.
Ci è, perciò, parso utile confrontare le diverse esperienze per identificare i punti di forza e le criticità nonché il grado di plasticità rispetto alla domanda espressa o potenziale da parte degli Enti e delle aziende potenzialmente interessate all'utilizzazione delle competenze acquisite dai laureati in ingegneria meccanica e aeronautica.
E' stata effettuata una ricognizione in varie università italiane (Nord, Centro, Sud e Isole) sull'offerta formativa e l'articolazione dei corsi di laurea in funzione delle figure professionali che si intende preparare e degli sbocchi lavorativi previsti. Sono state esaminate le seguenti Università:
· Politecnico di Torino;
· Politecnico di Milano;
· Università di Padova;
· Università di Pisa;
· Università di Roma “La Sapienza”;
· Seconda Università di Napoli;
· Università della Calabria;
· Università di Palermo.
Si è cercato di evidenziare il peso relativo nei curricula studiorum delle tematiche inerenti la conoscenza, la progettazione, l'uso e la valutazione di qualità dei materiali innovativi e la coerenza interna con le figure professionali che i Corsi di Laurea si propongono di formare.
Successivamente è stata effettuata un'analisi comparativa tra i principali modelli formativi individuati con particolare riferimento a quello adottato nell'Università di Roma “La Sapienza”. Si è cercato di evidenziare l'eventuale esistenza e la consistenza di sistemi di valutazione in itinere (corsi, seminari, laboratorio) e ex post (sbocchi occupazionali). Sono stati altresì analizzati gli interventi di orientamento e di supporto all'inserimento nel mondo del lavoro. In questo ambito ci si è proposti di analizzare il ruolo attualmente ricoperto e le azioni svolte dalle Università, dagli Enti Locali, dalle Imprese singole e associate. In particolare, è stata compiuta un'analisi del servizio Stage/Tirocinio attraverso i seguenti parametri valutativi: esistenza del servizio on line, facilità di consultazione; grado di integrazione dei corsi di laurea nelle realtà industriali del territorio; grado di partecipazione delle aziende o dei consorzi industriali all'area di servizio; pubblicazione di dati aggiornati delle realtà industriali locali; estensione del servizio di orientamento dopo il conseguimento della laurea di I e II livello; esistenza di un forum. I materiali esaminati sono stati raccolti principalmente dai siti web istituzionali di cui si è valutato sinteticamente il livello di “usabilità”.
A tutte le università prese in esame è stato richiesto direttamente ulteriore materiale informativo. Tale richiesta è stata necessaria al fine di ridurre il peso di due fattori di disturbo, rappresentati rispettivamente dall'estrema eterogeneità dei servizi forniti on-line dagli atenei e dall'esistenza di aree riservate non accessibili all'analisi. Più precisamente, mentre da un lato si poteva sottostimare il reale impegno di alcune facoltà nei processi di integrazione con le realtà lavorative, in quanto non necessariamente il sito web è lo specchio delle attività di un ateneo, dall'altra si poteva sovrastimare le azioni di sistema non potendo analizzare nel dettaglio l'organizzazione e la funzionalità delle aree riservate.
Risultati
Il materiale raccolto alla fine della ricognizione corrisponde quasi esclusivamente a quello ottenuto direttamente on line poiché la risposta dei webmaster e dei responsabili di stage è stata pressoché nulla, nonostante alcuni solleciti. Vi è, evidentemente, una certa preclusione alla condivisione di percorsi di valutazione comparativa visti ancora come una sorta di intromissione in ambiti chiusi e di critica gratuita piuttosto che come un metodo per il miglioramento dei servizi. D'altra parte, la concorrenza tra Atenei, stimolata dalla loro maggiore autonomia e responsabilità nell'autofinanziamento, può avere favorito, in alcuni casi, atteggiamenti di chiusura e di autoreferenzialità rispetto a momenti cooperativi, a meno che non siano stati direttamente sollecitati da livelli superiori (Ministero, conferenza dei rettori, Regioni) o non facciano parte di accordi formali tra atenei.
La qualità delle informazioni raccolta è varia per quanto attiene al dettaglio, alla completezza, alla facilità di accesso e di composizione in un quadro unitario consistente. In tutti i casi, però, è stato reperito il set minimo di dati necessario per la comparazione. L'architettura base di tutti i siti analizzati è risultata essere uniforme ed è costituita da tre livelli interconnessi tra loro in maniera lineare. Normalmente la home page dell'ateneo permette l'accesso ai siti delle singole facoltà che a loro volta contengono i collegamenti alle home page dei corsi di laurea attivati. Nonostante questa struttura comune, la realizzazione della veste grafica e l'offerta dei servizi on-line è apparsa molto articolata: si va da impostazioni grafiche e logiche omogenee mantenute in tutto il percorso di interrogazione (come ad esempio per Padova e Milano), a scelte progettuali (grafica, servizi, interrogabilità, efficienza interna) fortemente difformi come nel caso dell'attuale sito, in fase di ristrutturazione, dell'Università di Roma “La Sapienza” dove tali differenze sono marcate perfino nell'ambito dello stesso raggruppamento di settore (ingegneria industriale, classe n°10).
Risulta di notevole interesse la scelta di alcuni atenei e/o politecnici di gestire a livello centrale, quindi per tutte le facoltà, sia i servizi di stage/tirocinio che i rapporti con le imprese. A tale riguardo è necessario menzionare l'Università di Padova che distingue non solo per la qualità delle attività rivolte alla valorizzazione economica del know how sviluppato all'interno dell'Università, ma anche per un interessantissimo “Sportello per le professioni” servizio dell'Ateneo che cura l'acquisizione sistematica e l'analisi di informazioni sulla domanda e sull'offerta di lavoro e segnala, in modo particolare, l'esigenza di professionalità nell'area tecnica e dirigenziale di vari comparti produttivi del Veneto. Nell'Appendice 1 sono riportate alcune note sui contenuti e l'usabilità di ogni sito consultato.
La valutazione del peso relativo di alcuni insegnamenti più direttamente attinenti alle problematiche dei materiali innovativi è stata focalizzata sulle materie inerenti la chimica e la tecnologia dei materiali nonché la progettazione, vista anche l'importanza, ribadita nella prima parte del rapporto, dell'ingegneria simultanea e del processo intelligente.
In generale sono identificabili 2 modelli di percorso formativo con particolare riguardo al rapporto tra obiettivi professionalizzanti e/o propedeutici al biennio di laurea specialistica (cfr. appendice 2). In un primo caso il percorso formativo può continuare direttamente dal I° al II° livello senza debiti formativi (Roma 1, Napoli 2, Palermo, Torino).
Nel caso di percorsi distinti tra orientamenti professionalizzanti e propedeutico al II° livello, le scelte sono variamente articolate: in alcuni casi la separazione curriculare avviene al 3° anno (Politecnico Milano, Padova, Politecnico Torino, Calabria). In altri i curricula si differenziano a partire dal 2° anno (Torino e Pisa per aerospaziale). La possibilità di accedere ai percorsi di livello specialistico, anche se si proviene da un indirizzo professionalizzante, è contemplata in tutte le facoltà prese in esame e prevede il recupero di un debito formativo costituito il più delle volte da una serie di approfondimenti di materie di “base”. Una eccezione a tale prassi è rappresentata dal corso di ingegneria aerospaziale del Politecnico di Milano che ha posto uno sbarramento al orientamento Propedeutico basato sulla media dei voti dello studente.
La presenza di una distinzione tra orientamenti professionalizzanti e finalità propedeutiche sembra meglio rispondere alla filosofia sottesa all'istituzione delle lauree triennali. In caso contrario, vi è il rischio di preparare dei “mezzi laureati” con scarsa capacità di rispondere alle esigenze aziendali o, comunque, di lasciare allo studente la definizione di un percorso finalizzato abdicando ad una funzione di orientamento. La definizione degli orientamenti risente in molti casi dell'articolazione del tessuto produttivo locale ed in particolare della presenza di settori o distretti particolarmente sviluppati nella zona. Così mentre a Milano, per l'ingegneria meccanica, sono identificati ben otto orientamenti (più il propedeutico), a Pisa sono presenti gli orientamenti “Industria del marmo” e “Industria cartotecnica”, a Padova, tra i numerosi altri, troviamo “Tecnologia dei metalli preziosi”. Ad Alessandria,una sede decentrata di Torino, infine, esiste un intero corso di laurea in Ingegneria delle materie plastiche, frutto di un consorzio tra Università e Aziende “Proplast”, terminato il quale si può proseguire con il corso di laurea di II° livello di “Ingegneria dei materiali”.
Lo sviluppo di competenze specifiche sui materiali varia, con una prevalente attenzione, all'interno di ingegneria meccanica, alle scienze e alla tecnologia dei materiali metallici mentre, come prevedibile, ingegneria aerospaziale predilige i materiali e le strutture aerospaziali. La presenza di orientamenti fortemente connotati è accompagnata da approfondimenti nel settore specifico. Così a Pisa è rilevabile, ad esempio, la presenza di un insegnamento in “Tecnologie dei materiali lapidei”.
Il disegno tecnico e di macchine è generalmente considerato una conoscenza di base indispensabile per l'ingegneria meccanica da acquisire all'inizio del corso anche se i relativi crediti variano da un minimo di 4 (Padova) ad un massimo di 12 (Pisa).
Volendo riassumere in uno schema generale le caratteristiche comuni e distintive dei tre corsi di laurea presi in esame si potrebbe dire che mentre per ingegneria meccanica esiste una maggiore eterogeneità dei curricula studiorum specialmente per quanto riguarda le materie inerenti la scienza e la tecnologia dei materiali, per ingegneria aerospaziale il piano di studi risulta essere uniforme a livello nazionale, dedicando spazi didattici simili alla progettazione e alla conoscenza dei materiali aeronautici. Un discorso particolare va fatto nei confronti del corso di ingegneria dei materiali, che essendo storicamente una gemmazione di ingegneria chimica ha implementato le conoscenze rispetto i materiali innovativi ma non ha introdotto moduli didattici riguardanti la progettazione. L'unica eccezione a questo quadro è rappresentato dal politecnico di Torino che ha introdotto un modulo di disegno tecnico industriale (5 CFU) al primo anno e ha dedicato ben 10 CFU al corso di progettazione di manufatti in materiali plastici nel corso di laurea ingegneria dei materiali plastici di Alessandria.
Per quanto attiene la valutazione in itinere dei percorsi formativi, in nessun caso è stato possibile reperire dai siti web informazioni, anche solo metodologiche.
Anche per la valutazione ex post degli esiti del percorso formativo, non sono, in generale, direttamente evidenziabili dati. In molti casi, però, sono descritte le azioni poste in essere per sviluppare i rapporti con il sistema aziendale e supportare l'inserimento nel mondo del lavoro. In un'osservazione allargata anche ad altre Università, oltre quelle di cui stiamo parlando, abbiamo identificato uno studio ad hoc sullo sbocco dei laureati con competenze nella progettazione, scelta e verifica di qualità dei materiali innovativi (Università di Trento). I risultati –diversamente da quanto fatto con un lavoro analogo sugli ingressi- non sono riportati sul sito dell'Ateneo e non sono facilmente disponibili (anche in questo caso non abbiamo ottenuto risposte ad una formale richiesta). Un'indagine approfondita sui laureati è stata condotta, ed è disponibile in reteS dal Politecnico di Milano tramite l'Associazione Impresa Politecnico in collaborazione con varie imprese e con l'Associazione Laureati del Politecnico. Essa ha interessato il 40% dei laureati nel 1994/95 (mancano dati più recenti). In essa è sottolineato come il 68% ha trovato lavoro entro 6 mesi dalla laurea. Poco più del 40% dei laureati in ingegneria meccanica o aeronautica ha trovato lavoro nel proprio settore industriale di competenza mentre, per quanto riguarda i servizi, il settore principale è costituito dai servizi di ingegneria (mansione prevalente la progettazione, oltre il 55%). Circa il 75% degli ingegneri aeronautici accusa una bassa coerenza tra lavoro effettivo e formazione ricevuta ed uno dei parametri di soddisfazione lavorativa individuati è proprio la coerenza. Nonostante un elevato grado di soddisfazione lavorativa e un buon giudizio sulla formazione ricevuta circa il 60% degli intervistati modificherebbe le precedenti scelte cambiando corso di laurea o, più frequentemente, indirizzo. A riguardo il rapporto sottolinea che “vi è ragione di credere che un'efficace politica di orientamento rivolta ai futuri ingegneri, fondata su analisi puntuali delle caratteristiche della domanda e dell'offerta di lavoro nel settore, contribuirebbe a ridurre il divario e consentirebbe all'ingegnere del Politecnico di operare le scelte più adatte alle sue attitudini e alle sue aspirazioni”.
In realtà, una delle differenze caratterizzanti i vari atenei è rappresentata proprio dalle azioni volte a realizzare un sistema di relazioni organiche e strutturate con il mondo del lavoro sia della fase formativa (stage, visite aziendali, docenze fornite da professionisti o quadri e dirigenti aziendali) sia in quella dell'inserimento successivo al conseguimento del titolo di studio. L'analisi di questo parametro evidenzia una chiara dicotomia tra Università del Centro-Nord e del Centro-Sud analogamente al divario esistente nello sviluppo economico e, in particolare, nell'organizzazione del sistema industriale. A fronte dell'assenza o dell'aleatorietà di iniziative e di servizi rilevabile a Sud dell'Arno, nel settentrione si registrano varie attività. Oltre al già citato “Sportello per le professioni” dell'Università di Padova, va ricordato il progetto del Politecnico di Torino "Rafforzamento Lauree Professionalizzanti di I livello" attuato attraverso l'impegno finanziario e di programma della Regione Piemonte d'intesa con la Commissione Europea utilizzando il Fondo Sociale Europeo. Con questo progetto si intende assicurare ai laureati il possesso sia di competenze tecnico -professionali, sia la capacità di apprendere ad apprendere, ovvero acquisire l'interesse e l'abilità a gestire autonomamente un processo continuo di apprendimento professionale una volta inseriti nel mercato del lavoro. Il Progetto prevede risorse aggiuntive regionali per i moduli a carattere più professionalizzante delle lauree triennali a fronte di un impegno, da parte dell'Università, a:
o impiegare docenti provenienti dalle realtà aziendali, o da enti di ricerca o da enti pubblici o più in generale dal mondo delle professioni;
o assicurare l'insegnamento di una lingua comunitaria, a un livello certificato internazionalmente; o realizzare attività di formazione relative alla cultura di impresa, del lavoro e delle relazioni industriali, alla gestione delle risorse umane e alle tecniche della comunicazione;
o garantire l'insegnamento di materie connesse con l'Information Communication Tecnology; o offrire una formazione in merito alle politiche e alle istituzioni trasnazionali con particolare riferimento all'Unione Europea;
o inserire nel percorso didattico tirocini aziendali e formativi, per stimolare un coinvolgimento delle imprese.
Il progetto consente, poi, agli studenti che intendono inserirsi nelle classi corsuali finanziate dal FSE una serie di benefici/opportunità tra i quali:
· interventi specifici di tutoraggio per facilitare il raggiungimento degli obiettivi formativi nei tempi previsti;
· una maggiore sensibilizzazione alle logiche, linguaggi e paradigmi del mondo del lavoro;
· una maggiore disponibilità di materiale didattico;
· un allargamento della fruizione dei laboratori;
· qualificate esperienze di stage.
Per far parte delle classi corsuali finanziate dal FSE lo studente dovrà impegnarsi a seguire a tempo pieno le attività formative e scegliere alcuni moduli specificatamente previsti dal progetto. Gli impegni reciproci Ateneo/studente sono formalizzati in un "contratto di apprendimento" in cui è previsto, tra l'altro, che il Politecnico si impegni a garantire un rimborso parziale delle tasse (per le donne il bonus è relativamente più elevato).
Il Politecnico di Milano, d'altra parte, ha dato vita ad un'Acceleratore d'Impresa e le aziende incubate possono proporre offerte di lavoro e stage da fare presso di loro. L'elenco aggiornato è disponibile su web e gli interessati possono scegliere la proposta o le proposte che più interessano e compilare una form per la richiesta di ulteriori informazioni e per fissare un appuntamento. Nello stesso Ateneo, è attiva l'Associazione dei Laureati del Politecnico di Milano che ha tra i suoi scopi “Contribuire all'inserimento di laureati e diplomati del Politecnico nel mondo del lavoro” ed ha, perciò, predisposto:
· un Archivio di nominativi e dati anagrafici di tutti i laureati e diplomati del Politecnico di Milano.
· una Banca dati di nominativi e curricula dei laureati e diplomati che intendono segnalare la propria disponibilità per la ricerca o il cambiamento dell'attività professionale.
Inoltre, provvede a selezionare e segnalare alle aziende i nominativi e icurricula di laureati e diplomati con le caratteristiche richieste dalle aziende stesse, organizza conferenze di orientamento su aspetti generali e sbocchi professionali di specifici settori produttivi e di presentazione di aziende che illustrano la propria attivita' ed i percorsi di carriera al loro interno, iniziative che si concludono con la raccolta di curricula dei candidati interessati.
Conclusioni
Le trasformazioni dell'organizzazione socioeconomica hanno determinato una modificazione delle modalità di produzione di valore. Sempre più la generazione di valore dipenderà dalla capacità di individuare specifici bisogni della domanda, offrendo prodotti e servizi dotati di elevato valore per la clientela. Come precedentemente accennato, il valore prodotto non è più solamente funzione di facilità o impedimenti commerciali, di economie di scala, di livelli di concentrazione settoriale e di potere contrattuale. In passato la creazione di ricchezza dipendeva soprattutto dalla capacità di operare con costi più bassi. Oggi diventa strategico individuare ed anticipare i nuovi bisogni della domanda e, nello stesso tempo, possedere delle grandi capacità di adattamento, aggiornamento e rinnovamento tecnologico ed organizzativo. Ciò avviene a partire dalle conoscenze presenti nelle imprese e nella società. La ricchezza sarà sempre più strettamente collegata al livello di conoscenza esistente, dipenderà cioè dalle competenze tecnologiche, dalle attitudini innovative, dalle abilità gestionali e organizzative, dalla capacità di apprendimento e di accumulazione di nuovo sapere.
L'aumento della conoscenza necessita di un innalzamento dei livelli del sistema educativo e della capacità di creare un forte collegamento tra luoghi della cultura e luoghi dello sviluppo, in particolare tra università e imprese.
Con queste premesse, è chiaro che i due principali elementi di criticità del sistema formativo, in particolare universitario, consistono nella sua capacità di essere plastico e flessibile e, nel contempo, non autoreferenziale e promotore di iniziative di placement anche attraverso stimoli per la creazione di nuova imprenditoria.
Per questi motivi, siamo convinti che sarebbe uno sbaglio orientare in maniera eccessiva i curricula verso specifiche richieste di mercato in quanto ciò penalizza pesantemente la possibilità degli studenti di rispondere in maniera adattativa all'ambiente lavorativo locale, nazionale ed internazionale. In altri termini, usando un'analogia darwiniana, l'individuo che meglio si adatta ad un ambiente ricco di nicchie ecologiche e in rapido cambiamento, come è quello del lavoro, è sicuramente il meno specializzato, che possiede una serie di geni/conoscenze di base in grado di integrarsi rapidamente in maniera adattativa. Da qui l'esigenza che l'università fornisca conoscenze aggiornate nei vari campi scientifici e umanistici ma anche che essa, specialmente nei primi anni, faciliti l'acquisizione di metodi di studio e d'apprendimento, base fondamentale per il raggiungimento di una autonomia professionale consapevole.
Gli sforzi compiuti dalle università nella definizione delle competenze di base e specialistiche vanno in questa direzione anche se risentono del non completo assestamento organizzativo alla recente riforma. Così, in alcuni casi, sarebbe opportuno implementare alcuni temi come il disegno tecnico/progettazione e la scienza dei materiali. Ma ciò che è più urgente è un organico investimento nei servizi di stage e tirocini in Italia e all'estero pre e post lauream), nell'orientamento al lavoro e alle professioni e nelle azioni di placement. Lo strumento di stage/tirocinio deve sempre più rappresentare un “modulo didattico” di specializzazione. Tale scelta permetterebbe non solo di avvicinare professionalmente gli studenti alle richieste delle imprese ma faciliterebbe un approccio più consapevole ed equilibrato alla definizione dei curricula studiorum contribuendo a bilanciare la necessaria specializzazione con le competenze più generali evitando derive iperspecialistiche o assemblaggi incoerenti di insegnamenti. Il confronto tra le varie esperienze realizzate ed in corso nelle università può fornire utili spunti per il miglioramento e la ricerca dell'eccellenza contribuendo a formare un tecnico con conoscenze di base sia di tipo scientifico che ingegneristico di alto livello, dotato di un'ottima padronanza di almeno una lingua straniera e degli strumenti informatici di base, con un'elevata capacità di adattamento ai diversi contesti operativi grazie ad una familiarità con il mondo produttivo maturata già durante gli studi universitari e da una conoscenza di base dei principi organizzativi e gestionali (non solo di tipo economico) alla base del funzionamento delle moderne realtà organizzative e aziendali.